Acidità e malattie: le cause e le soluzioni naturali e olistiche più efficaci per mantenersi in piena salute

Acidità e malattie

Il dr. Robert Young, uno dei massimi esperti sui temi del pH alcalino, afferma che esiste una sola malattia e si chiama acidosi. E’ definita la malattia della società moderna, causata dall’alimentazione sbilanciata e da uno stile di vita scorretto che causa uno squilibrio all’intero equilibrio energetico del corpo. Come si sviluppa l’acidosi metabolica? Le informazioni le trovi in questo articolo.

L'acidosi tissutale

L’acidosi tissutale é un problema assai diffuso ed é classificato ai primi posti tra le malattie della civilizzazione. Coinvolge in particolare il tessuto connettivo ma, dal momento che i valori ematici rimangono inalterati e l’acidosi é rilevabile soltanto attraverso l’esame dell’urina, tale disturbo spesso non viene riconosciuto. Infatti, l’acidosi tissutale latente é uno stato patologico diverso dall’acidosi manifesta, quest’ultimo, diagnosticabile in modo preciso è causa di importanti squilibri dei valori ematici (raro nella pratica medica quotidiana e rilevabile solo in serie patologie e gravi casi d’emergenza). L’acidosi tissutale, che aumenta progressivamente nel corso degli anni, riveste un ruolo particolarmente importante in tutte le malattie reumatiche dato che, indipendentemente da altri fattori causali, gli acidi depositati nel tessuto connettivo provocano, tra l’altro, noduli cartilaginei ed ossei.

In una situazione di omeostasi le cellule, i tessuti e gli organi svolgono correttamente le loro funzioni. Scorie e tossine vengono eliminate attraverso il sistema linfatico verso gli organi emuntori. Se la quantità di tossine è troppo elevata e/o l’eliminazione insufficiente, allora vi è accumulo di tossine nel mesenchima, nei tessuti, negli organi e nel sangue, con la comparsa di una prima infiammazione ed acidosi metabolica. La fase di infiammazione è sostanzialmente una crisi di eliminazione, una strategia dell’organismo per riacquistare l’equilibrio. Tuttavia, se il carico di tossine è troppo elevato o l’organismo non ha sufficiente energia vitale che gli permetta di eliminare le tossine, oppure ancora se si effettua una terapia soppressiva del sintomo, si creano le condizioni perché le tossine si accumulino nell’organismo verso l’interno portando ad un peggioramento di malattia.

Le fasi di evoluzione sono

  • fase di deposito: formazione di cisti, verruche, fibromi, dermatiti ecc.;
  • fase di impregnazione: con danni a tessuti e organi;
  • fase di degenerazione: lesioni profonde ad organi e tessuti;
  • fase neoplastica o di differenziazione: ultimo tentativo dell’organismo di isolare le tossine.

Nei casi di degenerazione neoplastica (cancro) il riequilibrio del pH diventa di fondamentale importanza

Si nasce alcalini e si muore acidi

L’acidità decompone le nostre cellule, tanto è vero che il bambino nasce alcalino e l’anziano muore acido. Iniziamo ad essere acidi sin da piccoli durante lo svezzamento e a creare depositi di acidi nel corpo. Gli acidi alimentari e metabolici conducono alla trasformazione e alla proliferazione dei microrganismi nei corpi viventi. Questo processo è messo in moto sin dall’infanzia, in considerazione anche della pessima alimentazione acidificante che facciamo fare ai nostri bambini.

Teniamo però sempre presente che i microrganismi sono in realtà utili, perché tutte le cellule del corpo devono rinnovarsi affinché questo resti sano e vigoroso; essi sono importanti per permettere a tutte le cellule una trasformazione continua per gestire il riciclaggio, in modo che le tossine all’interno dell’organismo non si accumulino.

La verità che ci è stata tenuta nascosta è che i sintomi sono solo i segnali di una iperacidità, e ogni malattia è una condizione di acidità generale e di fondo. Se alcuni germi sono coinvolti, essi sono solo testimoni di questa condizione acida perché quelli che invadono il corpo dall’esterno possono solo contribuire ad uno stato di squilibrio che viene determinato in modo primario dai germi già presenti nel nostro corpo, che si trovano nel connettivo (detto anche tessuto intercellulare o mesenchima). I germi esterni possono stimolare solo sintomi secondari, mentre quelli interni sono l’espressione della condizione di fondo che provoca le malattie, cioè l’iperacidità e la conseguente proliferazione eccessiva ed evolutiva di microrganismi.

Il dottor Robert Young, uno dei massimi esperti al mondo sui temi del pH alcalino, afferma che esiste una sola malattia, e si chiama ACIDOSI . I 40.000 mila nomi per le cosiddette malattie sono semplicemente una collezione di sintomi che rappresentano le modalità creative e intelligenti dell’organismo per tenere l’acido concentrato in alcune aree del corpo meno vitali, lontano dal sangue. Se tutto questo acido raggiungesse direttamente il sangue, potremmo morire in poche ore!

Quali sono i sintomi legati all’acidità

Ma vediamo i disturbi legati all’iperacidità: sovrappeso, allergie, intolleranze alimentari, stanchezza, vertigini, confusione mentale, disturbi dell’umore, diabete, ipercolesterolemia, osteoporosi, calcoli renali e biliari, impotenza, infertilità, disturbi mestruali, asma, bronchiti, dermatiti, tumori.

Per quanto riguarda il sovrappeso, con uno stratagemma difensivo l’organismo crea cellule di grasso per portare via gli acidi dagli organi vitali che vanno protetti; quindi il grasso ci salva la vita, ecco perché il nostro corpo non vuole lasciarlo andare! Il caos, in un corpo squilibrato, logora le ghiandole surrenali, e il conseguente abbassamento dei livelli di energia contribuisce all’aumento di peso. Il desiderio di cibi acidificanti come i dolci, un appetito fuori misura e bassi livelli di glicemia nel sangue sono tutti conseguenza di acidi alimentari e metabolici, e di un’eccessiva crescita nel corpo di batteri, lieviti, funghi e muffe nocivi, che poi creeranno sempre più rifiuti acidi. Tutte queste condizioni portano ad ingrassare più facilmente e a dimagrire più difficilmente.

Allergie e intolleranze alimentari

Le allergie e le intolleranze alimentari, sempre più frequenti nel mondo occidentale, sono provocate dai cibi acidi. Nelle allergie le reazioni insorgono con manifestazioni improvvise e possono portare anche alla morte, come nel caso di ingestione di arachidi o crostacei, mentre le intolleranze alimentari possono manifestarsi dopo giorni o settimane dall’assunzione, in quanto occorre del tempo affinché i residui acidi possano accumularsi nel corpo al punto tale da sovraccaricarlo e farlo alla fine reagire. Tali reazioni sono solo l’espressione del tentativo dell’organismo di disfarsi degli acidi in ogni modo possibile.

La stanchezza cronica è la prima fase dell’acidità ed è il sintomo principale di un corpo eccessivamente acido e invaso da microrganismi nocivi, i quali consumano le riserve di elettroni che vengono utilizzate per produrre energia, e successivamente rigurgitano le loro scorie acide come risultato finale. Le tossine prodotte in un corpo acido riducono l’energia derivante dai carboidrati, dai grassi, dalle proteine e dai minerali, diminuendo la capacità dell’organismo di produrre gli enzimi, gli ormoni e gli altri prodotti chimici necessari per la vitalità delle cellule.

Candida e cistite

Batteri, lieviti, funghi e muffe esauriscono rapidamente le riserve di vitamine del complesso B e del ferro, fanno diminuire la glicemia (evento che provoca ulteriore stanchezza, scarsa resistenza e debolezza), danneggiano il tessuto nervoso e la guaina mielinica che protegge i nervi e permette la trasmissione degli impulsi nervosi, mentre lo stesso basso livello di energia crea in un circolo vizioso la degenerazione biologica delle cellule e la crescita di altri microrganismi nocivi.

Una micotossina, l’acetaldeide, creata dai funghi che si trovano nel nostro organismo, riduce la forza e la resistenza, causa stanchezza eccessiva e confusione mentale, inibisce l’assorbimento di proteine e minerali alcalini, distrugge i neurotrasmettitori responsabili della trasmissione degli impulsi nervosi, si lega alle pareti dei globuli rossi, rendendoli meno flessibili e perciò meno capaci di entrare nei capillari. Ciò conduce alla privazione di ossigeno dei tessuti. Quando il fegato converte l’acetaldeide in alcool, questo produce gli stessi sintomi di una sbornia, con disorientamento spazio-temporale e confusione mentale.

Anche la depressione, l’ansia gli attacchi di panico, la sindrome premestruale sono la conseguenza di un corpo acidificato, così come disturbi neurologici quali cefalee, diminuzione della memoria, vertigini, mancanza di coordinamento muscolare.

I disturbi della pelle

La pelle rappresenta l’organo più importante per l’espulsione degli acidi, ed è da considerarsi come un terzo rene, poiché rimuove circa 1/3 delle tossine del corpo. E ancora oggi le pomate al cortisone sono largamente prescritte per inibire qualsiasi manifestazione cutanea che, al contrario di quanto si possa pensare, è proprio la modalità di difesa dell’organismo dalle tossine acide accumulate negli organi e nel tessuto intercellulare!

L’acidosi, soprattutto determinata dall’acido lattico prodotto nell’attività sportiva, dall’acido urico proveniente dal consumo eccessivo di carni animali, dall’acido acetico, metabolita terminale di grassi e dolci, determina una precoce caduta dei capelli; infatti il cuoio capelluto è un organo del metabolismo e il primo abbondante deposito di sostanze minerali alcaline che sono necessarie per neutralizzare l’eccessiva acidità.

Acidi e diabete

Il diabete è sempre collegato con una bassa energia e un’elevata acidità, dovuta ad acidi alimentari e metabolici e a una crescita microbica in eccesso. Lo zucchero non è una fonte di energia, bensì un rifiuto acido prodotto dalla distruzione delle cellule corporee. Più zucchero o acido mangiamo, più rischiamo un incremento di batteri, lieviti e muffe; le loro tossine sovraccaricano e avvelenano il pancreas, il fegato e le ghiandole surrenali.

Nel diabete tipo 1 esiste una carenza di insulina, che è proprio un ormone alcalinizzante che controlla lo zucchero (acido) del sangue; il glucosio nel sangue è un acido e viene aumentato da uno stile di vita stressante e da una dieta acida. I diabetici hanno livelli di zucchero nel sangue bassi o normali quando il pH delle urine è alcalino (superiore a 7,2) e livelli elevati quando il pH è basso.

Il diabete tipo 2 è il risultato finale del consumo di enormi quantità di zucchero, di carboidrati raffinati e di proteine animali, specialmente in mancanza di una regolare attività fisica, che potrebbe aiutare a compensare tali comportamenti dietetici.

Per quanto riguarda il colesterolo, esso esiste per aiutarci. Non è il colesterolo, costituente fondamentale della membrana cellulare e della parete delle arterie, a provocare attacchi cardiaci o ictus, ma sono gli acidi alimentari, ambientali e metabolici a farlo. Abbassare il colesterolo con farmaci chimici, senza diminuire l’esposizione agli acidi, è una soluzione disastrosa. Se il corpo è iperacido, nel senso che ci sono troppi acidi da dover smaltire tramite l’urina, il sudore, le feci e il respiro, l’organismo cerca di preservarsi e al fine di proteggersi dagli effetti tossici degli acidi, rilascia colesterolo dal fegato per tamponarli. Il livello di colesterolo e il rischio di infarto cardiaco e di ictus aumentano con l’innalzarsi del livello di acido. Basta ridurre i cibi acidi e fare dell’attività fisica per ridurre il colesterolo nel sangue.

Acidi e osteoporosi

La causa dell’osteoporosi è il disperato tentativo da parte dell’organismo di neutralizzare gli acidi nel sangue e nei tessuti, utilizzando minerali alcalini che servirebbero a rafforzare la struttura ossea. La perdita di massa ossea è un’inevitabile conseguenza di una dieta e di uno stile di vita acidi. L’errore più grossolano che oggi si possa compiere per prevenire l’osteoporosi è far mangiare alle persone formaggi e dire loro di bere latte. Invece, il latte e i formaggi sono tra le cause principali dell’osteoporosi perché il calcio in essi contenuto va nel sangue, aumentando la calcemia in modo brusco. Per tale motivo, l’organismo cercherà di riportare i livelli alla normalità eliminando il calcio in eccesso attraverso l’urina.

Inoltre, il calcio preso dal latte e derivati, sottoposti ai processi di omogeneizzazione e di pastorizzazione con la conseguente distruzione della struttura cristallina del latte, viene trasformato da organico in inorganico, per cui esso non può essere assorbito dall’intestino e ovviamente non può essere fissato dalle ossa. Nel frattempo, poiché i latticini sono tra gli alimenti più acidificanti che possiamo ingerire, si attiveranno i sistemi tampone dell’organismo per alcalinizzare il sangue e i tessuti. Risultato: bere latte e mangiare formaggi aggrava l’osteoporosi.

L’equilibrio acido-alcalino

La vita è assicurata dall’equilibrio degli opposti, come ying e yang, positivo e negativo, giorno e notte, simpatico e parasimpatico, acido e alcalino. Ciascun opposto non può esistere senza l’altro. Nel nostro organismo è molto importante l’equilibrio acido-alcalino. Per misurare l’acidità o la basicità di un liquido si utilizza la scala pH (potenziale idrogeno), che riflette la concentrazione degli ioni di idrogeno (molecole caricate positivamente) in qualunque sostanza o soluzione; secondo tale scala il pH neutro è 7, quello acido inferiore a 7, quello alcalino superiore.

I cibi saturi di elettroni o ioni idrossido, OH, sono alcalini, mentre quelli saturi di ioni idrogeno, protoni o H sono acidi. I cibi alcalini sono pieni di elettroni, cioè di energia elettrochimica, che è l’energia con cui il corpo funziona. Essi forniscono al corpo energia proprio per mezzo degli elettroni, quelli acidi lo privano di energia elettrochimica. Questo succede anche nelle batterie: quelle alcaline nuove sono piene di energia in quanto sature di elettroni, mentre le batterie esauste sono state svuotate di elettroni e sono acide, cioè piene di protoni.

Il pH del nostro sangue è circa 7,36 , leggermente alcalino, e varia con un range molto ristretto, che va da 7,35 a 7,45; il valore ottimale viene mantenuto grazie a sistemi tampone che l’organismo possiede per bilanciare gli alimenti e le bevande acidificanti che introduciamo per nutrirci. Questi sistemi tampone, specie negli anziani, non sempre riescono a neutralizzare il surplus di acidità, per cui i residui acidi, se non eliminati, provocano uno stato del terreno biologico che prende il nome di acidosi. Se il pH del sangue va sotto 6.8 o sopra 7.8 le cellule non funzionano più e la persona muore.

Quali sono le cause dell’acidosi

  • insufficiente apporto di acqua;
  • insufficiente apporto di nutrienti alcalinizzanti (frutta e verdura cruda);
  • eccesso di alimenti acidificanti quali: cereali, formaggi, salumi, carni, zuccheri;
  • stress e conflitti emotivi legati a pensieri acidi;
  • vita sedentaria o, al contrario, sport intensivo;
  • fumo, bevande alcoliche, caffè;
  • carenza di vitamine e sali minerali;
  • farmaci

Un corpo sano funziona al meglio in un ambiente leggermente alcalino; il pH del sangue deve obbligatoriamente essere tra 7,35 e 7,45, mentre il pH delle cellule tra 7,2 e 7,5.

Ma quali sono i sistemi che abbiamo per contrastare la formazione di acidi nel corpo:

  • Incremento dell’ossigenazione. Poiché l’ossigeno è il più potente ed efficace mezzo antiacidità, una ossigenazione ottimale si ottiene migliorando la respirazione con l’esercizio fisico. Tutti gli acidi prodotti all’interno del corpo devono combinarsi con l’ossigeno per essere espulsi;
  • utilizzo delle riserve di aminoacidi (quali cisteina, taurina, glutatione) che vengono immessi nel sangue per tamponare gli acidi con un effetto alcalinizzante. Successivamente questi aggregati vengono espulsi attraverso la sudorazione o tramite le urine;
  • utilizzo dell’acqua e della saliva come solvente: oltre il 90% della popolazione è disidratata, non bevendo adeguatamente e assumendo cibi e bevande acidificanti;
  • espulsione di minerali alcalini, quali calcio, magnesio, potassio e oligoelementi dalle ossa, dai denti e dai muscoli per combinarli con gli acidi, eliminati poi con l’urina. Risulta importante il reintegro, per rimpiazzare la riserva alcalina, con integratori rimineralizzanti;
  • espulsione degli acidi attraverso la pelle, l’urina, le feci e la respirazione.

Un programma efficace di disintossicazione corporea deve quindi comprendere uno stile di vita volto ad eliminare gli acidi dall’organismo, bevendo una quantità di acqua alcalina, svuotando il colon di feci ristagnanti, incrementando la respirazione per eliminare l’anidride carbonica e immettere una maggiore quantità di ossigeno che si aggancia agli acidi spingendoli all’esterno del corpo, depurando il fegato e i reni, aprendo i pori delle pelle tramite la sudorazione.

Le conseguenze della disidratazione

L’acqua rappresenta ca. il 60-70% del peso del nostro corpo, é distribuita per circa due terzi nei cosiddetti spazi intracellulari e per un terzo negli spazi extra-cellulari. Consiste in una soluzione di elementi nutritivi ed elettroliti che gli esseri viventi assimilano per mezzo del processo metabolico, coordinato e regolato a sua volta da complessi processi bio-elettromagnetici.

La membrana cellulare rappresenta la struttura che delimita gli spazi intra-cellulari da quelli extra-cellulari ed assolve al compito di filtro selettivo, che lascia passare, cioè, alcune sostanze piuttosto che altre, assicurando così una corretta omeostasi, vale a dire il giusto equilibrio degli scambi di sostanze. Per svolgere questa funzione di regolazione attiva e di coordinazione è necessaria una certa “tensione attiva”, il cosiddetto potenziale di membrana che nelle cellule sane varia tra i – 70 e – 90 millivolt. Gli elettroliti quali sodio, potassio, magnesio, calcio ed altri, rivestono un ruolo fondamentale nello svolgimento e mantenimento di questa indispensabile funzione, mentre specifiche pompe di ioni provvedono al corretto equilibrio tra interno ed esterno della membrana cellulare: l’insieme di questi processi genera il potenziale di membrana. La concentrazione di elettroliti e l’attività delle pompe ioniche vengono a loro volta controllate dall’equilibrio acido-basico nei tessuti.

Oggi si conoscono molto bene le conseguenze dei problemi legati ai deficit dell’equilibrio idrico (p. es. problemi a livello renale) e degli elettroliti (p. es. sintomi quali crampi muscolari e disturbi del ritmo cardiaco) ma rimangono ampiamente sottovalutate le conseguenze dell’acidosi tissutale latente, soprattutto per la difficoltà di diagnosi in quanto la sintomatologia ad essa legata non é specifica. Le malattie provocate da errori alimentari e stili di vita scorretti ed i disturbi che ne conseguono collegati all’acidosi latente, costano alla sanità milioni di euro l’anno.

Ma quali sono i disturbi che segnalano l'acidità

Gli acidi depositati nel polso creano la sindrome del tunnel carpale, nelle dita dei piedi la gotta , nella pelle dermatiti ed eczemi, nelle grosse articolazioni come ginocchia e spalle e nelle dita delle mani l’artrite reumatoide, nei tessuti la fibromialgia e altre malattie degenerative. Se questi depositi diventano saturi, al corpo non resta altro che depositare gli acidi in eccesso nel sangue, che a sua volta li trasferisce negli organi vitali con la circolazione, a questo stadio il corpo manifesterà malattie gravi quali diabete, malattie cardiovascolari, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, tumori.

Tutte le malattie e i malesseri psico-fisici sono una manifestazione estrema di un terreno biologico decisamente acido. Tutti i problemi di salute sono il risultato di acidità

L'acidità e l’assorbimento di minerali

Una condizione acida fa diminuire l’assorbimento di minerali e di altri nutrienti, riduce la capacità delle cellule di riparare i danni subiti e la possibilità di disintossicarsi dai metalli pesanti, abbassa il livello energetico del corpo, rende l’organismo maggiormente suscettibile alla malattia, stimola le cellule a diventare tumorali. Infatti, le cellule cancerose si sviluppano in ambiente acido e non sopravvivono in ambiente alcalino, per cui, alcalinizzando il terreno, il cancro regredisce o non si forma.

La maggior parte delle persone oggi soffre di squilibri metabolici: è in sovrappeso, stanca, prematuramente invecchiata. E’ estremamente probabile che almeno una delle persone che amiamo soffra di una delle tre maggiori cause di morte nel mondo occidentale: malattie cardiovascolari, tumori e diabete

Effetti dell’acidosi

L’effetto finale più grave dell’acidosi è il tumore. Ci sono solo due fattori sempre presenti quando c’è un tumore, indipendentemente dal tipo: un pH acido e la mancanza di ossigeno (ipossia). Questa è stata la scoperta di Otto Warburg, premio Nobel per la Medicina nel 1931. I malati terminali di tumore sono in genere 1000 volte più acidi delle persone sane, hanno un valore di pH del sangue molto basso perché, in carenza di ossigeno, il glucosio si trasforma in acido lattico e questo abbassa il pH cellulare da 7,3 fino a 6,0 o meno. I tumori non riescono a mantenersi in un ambiente ricco di ossigeno e con un pH superiore a 7,4.

Il corpo ha un modo intelligente per trasformare gli scarti acidi in scarti solidi: lo stoccaggio può avvenire in molte parti, incluso il grasso corporeo. Per poter effettuare una neutralizzazione delle scorie e delle tossine, il corpo necessità di minerali alcalini; in loro mancanza l’organismo deve rubare il calcio alle ossa per alcalinizzare, determinando il processo di osteoporosi. I maggiori problemi causati dalle scorie acide sono legati al fatto che esse coagulano nel sangue, rendendolo poco fluido e tale da ostruire i capillari. Inoltre, quando il livello di acidità nel corpo si alza oltre una certa soglia, compare il dolore in varie zone, dovuto proprio alla concentrazione di scarti acidi in quella zona.

E se siamo già ammalati! possiamo evitare il peggioramento?

Dimentichiamoci della misura del colesterolo e dei carboidrati, delle calorie in eccesso e degli alimenti grassi, della pressione sanguigna, della glicemia, dei livelli ormonali o di qualsiasi indicatore di salute che è di pertinenza medica; lasciamo ai medici, che se ne occuperanno nel caso in cui fossimo già ammalati, e proviamo ad effettuare nel nostro corpo una prevenzione primaria , cioè impedire di ammalarci. Se avessimo già una malattia, potremmo fare una prevenzione secondaria, cioè evitare l’aggravamento delle nostre condizioni cliniche o addirittura invertire l’effetto peggiorativo delle stesse malattie. L’unico metro importante per la salute sarà il pH del sangue e dei tessuti, ovvero quanto esso sia acido o alcalino.

Fra tutti gli equilibri che il corpo umano si sforza di mantenere, il più importante è quello acido-alcalino. Il corpo umano è stato concepito per essere alcalino e farà di tutto per conservarsi lievemente alcalino. Ma tutte le funzioni corporee producono effetti acidi, perché il corpo è alcalino nella struttura e acido nella funzione; questo significa che il corpo ha bisogno di carburante alcalino (frutta e verdura), mentre gli acidi sono il sottoprodotto di tutta l’attività metabolica. Se a tale attività si aggiunge un enorme disordine alimentare, si verifica la massiva iperacidificazione di cellule, tessuti, organi e, infine, del sangue, aprendo le porte alle patologie croniche.

Le sette fasi in cui si rivela l’acidità

  • Perdita di energia;
  • irritabilità della mucosa dei visceri, come nel colon irritabile o spastico;
  • produzione di muco e congestione delle mucose;
  • infiammazione cronica;
  • sclerosi (indurimento) dei tessuti molli, che crea connettività, fibromialgia, placche arteriose;
  • ulcerazione delle mucose;
  • degenerazione dei tessuti (diabete, cardiopatie, ictus, sclerosi multipla, tumori).

Quando il sangue si trova di fronte ad un eccesso di acido, comincia ad estrarre i minerali alcalini dai nostri tessuti per controbilanciarlo; se non ce ne sono quantità insufficienti nella dieta o nelle riserve corporee, potrebbero essere sottratti al sangue (sodio o potassio), alle ossa e alle cartilagini (calcio) o ai muscoli (magnesio), dove sono necessari. Se il sovraccarico di acido oltrepassa la capacità sanguigna di bilanciarlo, l’acido in eccesso viene scaricato nei tessuti come deposito.

Che cosa succede ai sistemi di drenaggio

Il sistema linfatico deve neutralizzare ciò che può, ma se esso è sovraccarico e i suoi vasi non drenano correttamente, l’acido si accumula nel tessuto connettivo. Inoltre, per la linfa liberare i tessuti dall’acido significa, in pratica, riscaricarlo nel sangue. In tal modo si innesca un circolo vizioso di prelevamento ancora maggiore di minerali alcalini, con ulteriore sovraccarico degli organi di filtro, che sono il fegato e i reni.

I più frequenti malesseri acuti o ricorrenti derivano o dalla mobilizzazione delle riserve di minerali alcalini nel tentativo di prevenire la distruzione delle cellule, oppure da tentativi urgenti di disintossicazione del corpo.

L’acidosi = eczemi, infiammazioni, polipi, cisti, calcoli, noduli, fibromi ecc.

Quando il corpo cerca di disfarsi degli acidi attraverso la pelle, si verificano eczemi, acne, foruncoli; oppure nel tessuto connettivo si verificano cefalee, crampi muscolari, dolori, edemi, infiammazioni, fino ad avere sintomi cronici, collegati con l’impossibilità di neutralizzare o eliminare gli acidi.

Quando i residui acidi si accumulano nel corpo ed entrano nel flusso sanguigno, il sistema circolatorio cercherà di liberarsene sotto forma gassosa attraverso i polmoni, o liquida attraverso i reni. Se ci sono troppi rifiuti acidi da gestire, essi si depositano negli organi (cuore, pancreas, fegato, intestino) o nei tessuti grassi, formando polipi, cisti, calcoli acidi, noduli, fibromi, ritenzione idrica, tumori; questo processo di demolizione e smaltimento dei residui acidi è l’invecchiamento, che conduce alla fine alle malattie degenerative e ai tumori.

L’acidosi non si cura con gli antiacidi ma con gli alimenti

Se paragonassimo il nostro corpo ad un acquario e le nostre cellule a pesci immersi in fluido che trasporta il cibo e rimuove le scorie, non penseremmo mai di sporcare l’acqua dell’acquario con ogni genere di sostanze tossiche, come sostanze chimiche o cibi acidi! Avendolo fatto da anni, è arrivato il momento di risolvere definitivamente il problema: cambiare l’acqua! Dobbiamo ripulire il nostro ambiente interno.

Gli antiacidi, ossia i farmaci come l’omeprazolo (e i suoi derivati) o la ranitidina, sono tra i più venduti al mondo; quando si assumono, si ignorano i messaggi che il corpo invia, cioè che l’acidosi è la causa di qualsiasi malessere come effetto di una mancanza di bicarbonato di sodio che funge da tampone alcalino. Questo sale viene prodotto già all’interno della bocca dalle ghiandole salivari, e viene secreto anche dalle cellule epiteliali della parete gastrica. Infatti, nello stomaco per ogni molecola alcalinizzante di bicarbonato di sodio prodotta viene prodotto anche acido cloridrico come prodotto di scarto, che non dovrebbe mai venire in contatto col cibo ingerito. Il bicarbonato di sodio sale verso la superficie della mucosa gastrica per mescolarsi al cibo, alcalinizzandolo, mentre l’acido cloridrico va nelle cripte della mucosa gastrica, che sono le cavità profonde alle quali il cibo non arriva. Quindi, l’acido cloridrico nello stomaco è la dimostrazione che il cibo è stato parzialmente o totalmente alcalinizzato; esso non è la causa della digestione, come sostenuto dalla Medicina ufficiale, ma la conseguenza!

Il valore ph

Il pH in medicina è l’unità di misura attraverso la quale si determina l’acidità, la neutralità e l’alcalinità di un liquido organico. Valori di pH pari a 7 corrispondono alla neutralità, valori inferiori a 7 indicano acidità e valori superiori a 7 indicano alcalinità/basicità.

Per la nostra salute, l’equilibrio tra sostanze acide ed alcaline, ambedue necessarie per la regolazione metabolica, rappresenta un fattore fondamentale: questo fatto viene troppo spesso sottovalutato. Tra l’altro, dal grado di acidosi tissutale dipende spesso l’efficacia e la produzione di ormoni ed enzimi (cioè prodotti dall’organismo stesso).

L’acidosi tissutale rappresenta la causa fondamentale della maggior parte di disturbi legati alla vita moderna, alle ossa, alle articolazioni, ai tendini ed ai problemi di ernia al disco.

Solo con un valore pH del sangue tra 7,35 e 7,45 il nostro corpo può essere sano e vitale. Naturalmente, l’organismo dispone del cosiddetto sistema cuscinetto per trattenere le “ondate acide” ed evitare che avvengano alterazioni importanti dei valori del pH ematico. Affinché funzioni il sistema cuscinetto, l’organismo rilascia sostanze minerali alcaline per neutralizzare gli acidi. Le nostre abitudini alimentari causano tuttavia un’acidosi permanente che determina, nel tempo, l’esaurimento delle riserve di minerali e l’inefficienza del sistema cuscinetto. In questo modo gli acidi eccedenti non possono più essere neutralizzati e, depositandosi nei tessuti, provocano una serie di sintomi non peculiari, come ad esempio:

  • apparato gastro-enterico: pirosi e iper-acidità gastrica, sensazione di pienezza, dispepsia, flatulenza, sonnolenza postprandiale;
  • cute: seborrea, eczemi, eruzioni cutanee, micosi, perdita dei capelli, debolezza delle unghie, pruriti ;
  • sistema nervoso: palpitazioni, ansia, cefalea irritazione, nervosismo, astenia, cefalee;
  • apparato osteo-articolare: dolori muscolo-scheletrici, infiammazioni (artriti), osteoporosi;
  • sistema endocrino: disfunzioni tiroidee, alterazioni della tolleranza glucidica, irregolarità mestruali.

Le cause primarie dell’acidosi tissutale sono da ricercarsi nella dieta e negli altri fattori citati qui di seguito

Eccesso di alimenti acidificanti, cioè un’alimentazione scorretta, basata su alimenti che richiedono una trasformazione a base acida da parte del corpo. Per orientarsi nella scelta degli alimenti, il senso del gusto non è adatto perché divengono sostanze acide proprio gli alimenti che non hanno un gusto acido quali ad esempio i formaggi, i dolciumi, la pasta o la carne;

  • insufficiente apporto di alimenti alcalinizzanti, in particolare frutta e verdura
  • uso prolungato di farmaci;
  • insufficiente apporto di liquidi;
  • vita sedentaria / mancanza di movimento;
  • fumo, alcool e stress;
  • attività sportiva svolta a livello intenso.

Come verificare il livello del ph delle urine

Il metodo più tradizionale e semplice per valutare il pH delle urine consiste nell’immergere una cartina al tornasole in un campione di urine fresche. In pratica si utilizza una strisciolina di carta contenente un colorante di origine naturale, che gli conferisce la capacità di virare dal verdino (a pH neutro) alle varie tonalità del rosso (in ambiente acido, pH < 4,4) e del blu (ambiente basico, pH > 8,0). La cartina al tornasole rappresenta quindi un ottimo indicatore di pH, che viene stabilito confrontando la colorazione ottenuta con la relativa scala cromatica di riferimento.

In campo medico, il pH urinario viene monitorato allo scopo di valutare l’esistenza di disordini sistemici di tipo acido/base, di origine metabolica o respiratoria. Inoltre, è importante nel monitoraggio di tutti quei pazienti che per determinate ragioni devono mantenere uno specifico pH delle proprie urine. E’ il caso, ad esempio, delle persone a rischio di calcoli renali , quando il pH urinario si discosta molto dal valore “ideale” (6.0/7.0 a seconda degli autori). Urine acide sono associate a calcoli di cistina, xantine ed acido urico, mentre in presenza di urine basiche aumenta il rischio di concrezioni renali di fosfato di calcio, calcio carbonato, magnesio fosfato ecc. I calcoli di ossalato di calcio si sviluppano maggiormente in ambienti urinari neutri o alcalini.

Consigli

Quando si rileva uno stato di acidosi tissutale é sempre necessario modificare il proprio stile di vita, ecco qualche consiglio:

  • integrare l’alimentazione con prodotti specifici a base di sali minerali alcalinizzanti;
  • assumere quotidianamente liquidi, acqua o tisane, nella misura di almeno 1-1,5 litri limitando il consumo di caffè, tè e alcolici;
  • migliorare l’apporto di ossigeno attraverso una giusta e regolare attività fisica (ad esempio una semplice passeggiata o camminata nei boschi) che permetta di migliorare l’apporto di ossigeno e favorire il rilascio di acido carbonico sotto forma di anidride carbonica;
  • evitare, per quanto possibile, situazioni stressanti;
  • sottoporsi regolarmente a sedute in sauna (salvo controindicazioni mediche);
  • aumentare l’assunzione di alimenti alcalinizzanti.

I cibi alcalini

Tutti i vegetali crudi sono alcalinizzanti, specie quelli verdi (che sono i cibi con minore contenuto calorico e zuccherino e con maggior potere nutritivo) e lo sono anche la frutta non dolce, il limone, il pompelmo, le noci e i cereali germogliati.

Alcuni cereali, come il farro, il grano saraceno e il miglio sono poco acidificanti.

Tutti gli ortaggi sono incredibilmente ricchi di sostanze nutritive e di antiossidanti, forniscono tutte le vitamine, i minerali e i micronutrienti che ci occorrono. Anche gli acidi grassi polinsaturi, contenuti in pesce, frutta e ortaggi, sono importanti per il nostro corpo, e la loro assenza nell’alimentazione arreca al nostro organismo carenze nutrizionali e conseguente degenerazione.

Vengono anche definiti AGE (acidi grassi essenziali), rafforzano le membrane cellulari e la parete dei vasi sanguigni, sono alcalini e neutralizzano gli acidi derivati dalla dieta e dall’attività metabolica.

Anche l’olio d’oliva contiene AGE, usati per l’energia cellulare: gli AGE rinforzano le cellule immunitarie, lubrificano le articolazioni, isolano il corpo contro le perdite di calore, forniscono energia, entrano nella produzione delle prostaglandine che proteggono contro malattie cardiache, ictus, ipertensione, arteriosclerosi, trombosi. Inoltre aiutano a migliorare l’artrite, l’asma, la sindrome premestruale e le allergie.

Alimenti (molto) alcalinizzanti

Gli alimenti particolarmente alcalinazzanti sono:

  • gli avocado: costituiti per l’80% da grassi essenziali e per il 15% da proteine, composte da tutti gli aminoacidi essenziali;
  • i pomodori crudi: perché quando vengono cotti diventano lievemente acidi, oltre a perdere molta vitamina C;
  • i limoni e i pompelmi che, anche se chimicamente acidi, hanno un effetto alcalinizzante quando vengono metabolizzati nel corpo, grazie alla loro elevata concentrazione in sali minerali di bicarbonato di sodio e di potassio; questi ultimi, per la grande presenza di ossigeno in essa contenuta, prevengono la
  • proliferazione dei microrganismi. Il consiglio è di bere una spremuta di limone fresco in acqua alcalina, al mattino, prima di andare a letto o un’ora prima di mangiare;
  • broccoli, cetrioli, germogli di soia.

I cibi acidificanti

I cibi da diminuire (in certi casi evitare) nelle quantità sono: i carboidrati, lo zucchero, la farina bianca, il riso bianco, il mais, il latte e i formaggi, la carne, il lievito di birra, i funghi, l’alcol, il caffè, le arachidi, il cibo cotto con le microonde, i dolcificanti artificiali. Tra questi, l’aspartame è il prodotto che ha la maggiore tossicità, perché produce danni al sistema nervoso, al sistema immunitario e al DNA a causa della formaldeide in esso presente: basta la quantità assorbita da una lattina di bibita per superare abbondantemente quanto si assimilerebbe dall’aria inalata in un ambiente inquinato!

Lo zucchero in tutte le sue forme (zucchero bianco, di canna, saccarosio, lattosio, glucosio) è un prodotto di scarto acido risultante dall’attività metabolica del corpo e crea un ambiente idoneo alla nascita di batteri, lieviti e muffe all’interno del corpo.

Lo zucchero condiziona la risposta metabolica al cibo, disattivando i sistemi di controllo genetici preposti alla protezione dell’organismo contro gli acidi alimentari e metabolici, e lasciando aperta la porta a malattie come diabete, cardiopatie e tumori; con tale tipo di imput, costante e per lungo tempo, gli effetti sono amplificati, potendo sfociare in un danno genetico. Questo discorso vale anche per i carboidrati semplici, come la farina bianca e i suoi derivati (pasta, pane, pizza) il riso bianco e il mais.

Oltre a ciò dovrebbe essere completamente abbandonato il cibo spazzatura, come: patatine fritte, biscotti, dolciumi, i pasti pronti ipercalorici.

Tutti questi cibi sono manipolati e trattati sin dall’origine, sono carichi di zucchero, sale raffinato, coloranti artificiali, additivi, conservanti, e sono tutti acidificanti. Il cibo fresco è essenziale, ed è preferibile quello coltivato biologicamente, che ha un valore nutritivo fino a 300 volte superiore al cibo convenzionale.

Inoltre, per tenere maggiormente alcalino il proprio corpo, si dovrebbe rispettare il vecchio detto:“a colazione mangia come un re, a pranzo come un principe, a cena come un povero”. In tal modo si avranno a disposizione le sostanze nutritive durante la giornata, e si avranno meno acidi da neutralizzare ed eliminare durante la notte, mentre il corpo riposa.

La maggior parte degli alimenti acidificanti è rappresentata da alimenti basilari: non è dunque possibile eliminarli totalmente, ma consiste nel limitarne il consumo.

Ma come possiamo prevenire le malattie? Come mantenersi in salute? Qual è il carburante migliore per il nostro metabolismo? Come valutare il nostro stato di salute? Con quali strumenti?

Soluzioni olistiche efficaci

La soluzione più innovativa è senza alcun dubbio il check up di biorisonanza quantistica che rileva soprattutto se siamo in acidosi, quindi il pH, ma anche l’ossigenazione, l’energia dell’organismo, i nostri punti deboli, le intolleranze alimentari, e quant’altro.

Uno strumento di prevenzione

Con Gioia Bertha, l’apparecchiatura SCIO, è possibile intervenire sul problema prima che questo faccia insorgere i sintomi veri e propri. In fase di riequilibrio è in grado di ripristinare e correggere le frequenze distorte prima ancora che il disagio sia stato in grado di modificare la struttura.

Quando il problema è gia presente

E’ un potente alleato della medicina allopatica (la medicina tradizionale) intervenendo sulle cause del disagio, ma soprattutto per evitare degenerazioni e migliorare la salute.

La Medicina Quantistica interpreta la persona nel suo insieme di corpo, mente e spirito; lo specialista in Medicina Quantistica, attraverso una corretta interpretazione dei dati raccolti utilizzando sofisticati strumenti di rilevazione frequenziali-quantistici, è in grado di delineare un’“analisi olistica” dello stato di salute della persona esaminata.

Con questo quadro generale può accertare le vere origini dei malesseri e degli stati di malattia e pianificare una specifica strategia di intervento basata sull’utilizzo di metodiche, pratiche “dolci” usando sostanze naturali quali la Nutripuntura, i fiori per la floriterapia o la fitoterapia.

Tra le altre cose rileva: allergie, intolleranze alimentari, funghi, batteri; geopatie; il livello di minerali e vitamine; intossicazioni di vario genere; lo stato di salute degli organi e dei sistemi (nervoso, linfatico, etc.) .

La desensibilizzazione con l'apparecchiatura scio/gioiabertha

Individuato in quale organo sia presente lo squilibrio e quale ne sia la causa, è possibile impostare il riequilibrio più adeguato.

La valutazione energetica viene così modulata e personalizzata in un programma che tiene conto sia del problema sia della tipologia costituzionale del paziente.

I campi e le sindromi dove viene maggiormanete usata

  • squilibri del sistema neurovegetativo e stress con le sue manifestazioni e “somatizzazioni”;
  • sistema digestivo (meteorismo, gastriti, cervicalgie muscolo-tensive…), e cutaneo;
  • patologie croniche recidivanti;
  • candidosi e cistite;
  • sinusite, problemi da intossicazione da farmaci, fumo, alcool;
  • problemi di invecchiamento e deterioramento psico-fisico;
  • patologie degenerative, in particolare dell’apparato osteoarticolare, artrosi;
  • squilibri funzionali endocrini; dismenorrea, distiroidismi;
  • intolleranze alimentari e allergie e molto altro.

Un alleato prezioso è la nutripuntura (agopuntura senza aghi)

.La Nutripuntura è una tecnica relativamente recente ed unica che può essere associata ad altre metodiche nella prevenzione e cura di moltissime alterazioni funzionali, (sia di tipo metabolico, neurotrasmettitoriale, ormonale, immunitario) e delle loro ripercussioni sull’equilibrio psicofisico dell’individuo durante il suo percorso evolutivo.

La Nutripuntura non è una terapia, bensì una tecnica per rinforzare il terreno sul quale possono emergere disturbi funzionali, biologici o lesioni vere e proprie. Infatti la malattia compare quando l’abbassamento del potenziale vitale di un dato sistema prepara il terreno che indurrà il suo malfunzionamento. Esistono due tipi di terreni: l’uno innato (costituzionale) e l’altro acquisito (individuale), frutto dell’esperienza e del modo personale di gestire il proprio comportamento. Ristabilendo la circolazione delle correnti vitali, la Nutripuntura si rileva uno strumento molto efficace per risanare i diversi terreni e favorire il ritorno a un equilibrio naturale.

 
Bibliografia ed altre fonti
  1. Robert O. Young, PhD Shelley Redford Young, “Il miracolo del pH alcalino” – Bisedizioni, a. 2010;
  2. Prof. Ivo Bianchi, “Medicina Naturale”, Volume 2 – Ed. Mos Maiorum 2°, a. 2011;
  3. Dr. Francesco Oliviero, “Manuale del Ben-essere” – Nuova IPSA Editore, a. 2013.
  4. Patrick Vèret, Yvonne Parquer, “Manuale di Nutripuntura Fisiologia e informazione cellulare” – Ed. Tecniche Nuove, a. 2007.
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